Washington D.C.: Discutere della fattibilità anche in Italia delle Drug Courts, (tribunali speciali per reati connessi all’uso di droghe per incentivare la riabilitazione ed evitare la carcerazione dei tossicodipendenti). E’ l’argomento affrontato nell’incontro tra Giovanni Serpelloni, capo del DPA, la cui delega politica è affidata al ministro della Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, e West Huddleston giudice e coordinatore nazionale della NADCP (Associazione Nazionale dei giudici americani delle Drug Courts) referente del governo americano.
Si sono approfondite e confrontate le strategie di cooperazione internazionale dei due Paesi per la gestione dei programmi di prevenzione e dei modelli alternativi al carcere per le persone tossicodipendenti. Si è parlato di ciò che attualmente è attivo negli Stati Uniti e della possibilità di scambio di buone pratiche e programmi innovativi di prevenzione, trattamento e reinserimento delle persone tossicodipendenti al fine di evitare loro il carcere. In Italia, ha spiegato Serpelloni, ai colleghi americani, i tossicodipendenti in carcere nel 2011 sono risultati essere 22.413 Unità, che corrispondono al 29% del totale dei detenuti. Questo numero peraltro è in diminuzione rispetto all’anno precedente (dato precedente 24.008), ma vorremmo che diminuisse ancora e che si potessero attivare programmi alternativi alla reclusione ancora prima dell’entrata in carcere già durante i processi per direttissima. Un ulteriore recente studio nazionale del DPA condotto con le regioni ha rilevato che la percentuale di veri tossicodipendenti (cioè diagnosticati secondo criteri diagnostici scientifici) è del 19,4%. Serpelloni ha poi aggiunto che, al contrario degli Stati Uniti dove chi usa sostanze può essere carcerato, l’uso di sostanze stupefacenti in Italia non è un reato penale e quindi non è previsto l’arresto ma solo l’applicazione (come deterrenti) di sanzioni amministrative. I tossicodipendenti quindi attualmente carcerati, lo sono per reati connessi al traffico, allo spaccio, alla produzione illegale o ad altri gravi reati ma non per l’uso. E’ stato anche evidenziato come il problema droga e carcere in Italia sia stato indicato prioritario dal Ministro Riccardi fin dall’inizio del suo mandato.
Durante l’incontro Serpelloni è stato nominato da West Huddleston “giudice onorario” delle Drugs court della NADCP (Associazione Nazionali delle Drug CourtS americane) ” per l’interesse e la leadership dimostrata a livello internazionale sul problema carcere e droga e attivazione delle pene alternative sul modello delle drugs court americane”.
“Sono molto onorato della nomina ricevuta – ha dichiarato Giovanni Serpelloni – siamo molto interessati al modello delle Drug Courts e abbiamo chiesto e ottenuto dai rappresentati della NADCP di collaborare strettamente con il DPA per cercare con uno sforzo congiunto di portare a compimento questo progetto pilota anche nel nostro Paese. D’altronde il nostro dipartimento nei mesi scorsi ha anche divulgato in tutte le Regioni e ai servizi pubblici, le linee di indirizzo per incrementare l’uscita dal carcere delle persone tossicodipendenti che abbiano i requisiti previsti dalla legge. Il nostro progetto “Droga e Carcere” ha infatti attivato il suo percorso nelle varie città italiane al fine di valorizzare ancora di più, con gli attuali sistemi di cura e riabilitazione, il pieno recupero, reinserimento sociale e lavorativo della persona tossicodipendente. L’esperienza americana insegna, che numeri alla mano – ha proseguito- questo modello (Drugs Courts) può produrre una risoluzione dell’uso di sostanze fino al 75% nelle persone trattate (valutate nei 24 mesi successivi) con un risparmio enorme di costi e di sofferenza per la società e per il singolo individuo”.
Il giudice West Huddleston, ha poi aggiunto “saró onorato di collaborare con il DPA per rendere fruibile la nostra esperienza e il modello delle Drug Courts anche per il vostro Paese oltre che per altri paesi europei quali l’Inghilterra e il Belgio”.
Washington D.C.: Discutere della fattibilità anche in Italia delle Drug Courts, (tribunali speciali per reati connessi all’uso di droghe per incentivare la riabilitazione ed evitare la carcerazione dei tossicodipendenti). E’ l’argomento affrontato nell’incontro tra Giovanni Serpelloni, capo del DPA, la cui delega politica è affidata al ministro della Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, e West Huddleston giudice e coordinatore nazionale della NADCP (Associazione Nazionale dei giudici americani delle Drug Courts) referente del governo americano.
Si sono approfondite e confrontate le strategie di cooperazione internazionale dei due Paesi per la gestione dei programmi di prevenzione e dei modelli alternativi al carcere per le persone tossicodipendenti. Si è parlato di ciò che attualmente è attivo negli Stati Uniti e della possibilità di scambio di buone pratiche e programmi innovativi di prevenzione, trattamento e reinserimento delle persone tossicodipendenti al fine di evitare loro il carcere. In Italia, ha spiegato Serpelloni, ai colleghi americani, i tossicodipendenti in carcere nel 2011 sono risultati essere 22.413 Unità, che corrispondono al 29% del totale dei detenuti. Questo numero peraltro è in diminuzione rispetto all’anno precedente (dato precedente 24.008), ma vorremmo che diminuisse ancora e che si potessero attivare programmi alternativi alla reclusione ancora prima dell’entrata in carcere già durante i processi per direttissima. Un ulteriore recente studio nazionale del DPA condotto con le regioni ha rilevato che la percentuale di veri tossicodipendenti (cioè diagnosticati secondo criteri diagnostici scientifici) è del 19,4%. Serpelloni ha poi aggiunto che, al contrario degli Stati Uniti dove chi usa sostanze può essere carcerato, l’uso di sostanze stupefacenti in Italia non è un reato penale e quindi non è previsto l’arresto ma solo l’applicazione (come deterrenti) di sanzioni amministrative. I tossicodipendenti quindi attualmente carcerati, lo sono per reati connessi al traffico, allo spaccio, alla produzione illegale o ad altri gravi reati ma non per l’uso. E’ stato anche evidenziato come il problema droga e carcere in Italia sia stato indicato prioritario dal Ministro Riccardi fin dall’inizio del suo mandato.
Durante l’incontro Serpelloni è stato nominato da West Huddleston “giudice onorario” delle Drugs court della NADCP (Associazione Nazionali delle Drug CourtS americane) ” per l’interesse e la leadership dimostrata a livello internazionale sul problema carcere e droga e attivazione delle pene alternative sul modello delle drugs court americane”.
“Sono molto onorato della nomina ricevuta – ha dichiarato Giovanni Serpelloni – siamo molto interessati al modello delle Drug Courts e abbiamo chiesto e ottenuto dai rappresentati della NADCP di collaborare strettamente con il DPA per cercare con uno sforzo congiunto di portare a compimento questo progetto pilota anche nel nostro Paese. D’altronde il nostro dipartimento nei mesi scorsi ha anche divulgato in tutte le Regioni e ai servizi pubblici, le linee di indirizzo per incrementare l’uscita dal carcere delle persone tossicodipendenti che abbiano i requisiti previsti dalla legge. Il nostro progetto “Droga e Carcere” ha infatti attivato il suo percorso nelle varie città italiane al fine di valorizzare ancora di più, con gli attuali sistemi di cura e riabilitazione, il pieno recupero, reinserimento sociale e lavorativo della persona tossicodipendente. L’esperienza americana insegna, che numeri alla mano – ha proseguito- questo modello (Drugs Courts) può produrre una risoluzione dell’uso di sostanze fino al 75% nelle persone trattate (valutate nei 24 mesi successivi) con un risparmio enorme di costi e di sofferenza per la società e per il singolo individuo”.
Il giudice West Huddleston, ha poi aggiunto “saró onorato di collaborare con il DPA per rendere fruibile la nostra esperienza e il modello delle Drug Courts anche per il vostro Paese oltre che per altri paesi europei quali l’Inghilterra e il Belgio”.
Dal sito del Dipertimento Politiche Antidroga
Si alla depenalizzazione dei reati di droga connessi alla TD, no ai tribunali speciali.
Si alla legalizzazione della cannabis italiana, prodotta e consumata a km zero.
Il dottor Serpelloni è libero di pensarla come vuole, ma imporre il suo pensiero a tanti italiani (per ossequiare la politica statunitense) è solo autoritarismo.
Gli antifascisti hanno buona memoria…
Prima di tutto voglio esprimere un parere circa il commento precedente, mi sembra troppo ideologico, sono un’antifascista e amo la democrazia, la libertà di espressione e di pensiero, la costituzione del nostro paese, i principi a cui si ispira. I tribunali speciali a cui fai riferimento, sono nati per reprimere, perseguitare e condannare gli oppositori al regime fascista, ma cosa c’entrano con questa proposta? Sono d’accordo a che anche in Italia si trovino dei modelli alternatvi al carcere per i reati relativi alla TD; ed anche alla possibilità di procedimenti che abbiano una corsia preferenziale rispetto alla normale procedura di un tribuale ordinario, visto i tempi biblici per portare a termine un processo. A volte succede che un ragazzo fa il suo percorso in comunità, esce dalla TD, si riabilita e si reinserisce come persona “sana” e onesta nella società e proprio allora magari esce fuori una sentenza di condanna dal tribunale per reati commessi precedentemente. Per questo una corsia diversa, preferenziale può risultare utile ed efficace rispetto a questo problema