Con Smart Drugs, alla lettera “droghe furbe”, si intendono alcuni composti di origine vegetale (e altri sintetici) che contengono vitamine, principi attivi di estratti vegetali; i più diffusi sono a base di caffeina, efedrina, taurina, alcuni afrodisiaci, e altri allucinogeni. Le smart drugs promettono di aumentare le potenzialità cerebrali, le capacità di apprendimento e di memoria, e di migliorare le performance fisiche, nonchè di fornire effetti psichedelici, percezioni, sensazioni, emozioni particolari. Poi, come sempre capita, sotto un’unica etichetta c’è chi mette quel che vuole: e allora si parla di droghe vegetali, etniche, etnobotaniche, biodroghe…L’unica certezza è che queste sostanze non sono proibite e per tale motivo hanno il nome di “furbe”. Ma dire che una sostanza fa bene, o non fa male, solo perchè è legale è una scicchezza; sostenerne la bontà in quanto “naturali” è altrettanto stupido, visto che anche morfina e cocaina derivano da foglie e fiori.
In Italia è in corso una riforma legislativa fortemente restrittiva del settore erboristico. Ma i venditori “smart” continuano a ideare sulla base di conoscenze empiriche e con l’aiuto di laboratori specializzati, vari cocktail i cui ingredienti possono avere, per via dell’effetto sinergico, un influsso ancor più pronunciato sullo stato psicofisico del consumatore. I commercianti si coprono le spalle in quanto sulla confezione di semi e incensi è apposta una etichetta che sconsiglia un utilizzo diverso da quello per il quale vengono commercializzati. Ai negozi si aggiunge, e in modo prevalente, il commercio via internet; navigando in rete è facile incontrare il mondo dei cibernauti che si scambiano informazioni su sostanze, erbe, semi, come e dove reperirli, coltivarli, dosarli…e tutto nella massima privacy. Il fatturato delle smart drugs supera ormai il miliardo di dollari l’anno.
In conclusione, se da una parte la legge proibisce detenzione e spaccio di certe sostanze dall’altra si può acquistare, vendere e detenere prodotti vegetali contenenti quegli stessi principi attivi poichè quelle piante (o parti di esse) non sono al momento incluse nella lista degli stupefacenti e psicotropi.
fonte: CeIS