“Non c’è nessuna ‘svolta’ da parte di Papa Francesco in tema di migranti”. Lo afferma all’AGI monsignor Giancarlo Perego, il direttore della Fondazione Migrantes promossa dalla Cei. “Il Pontefice – spiega il prelato – ha ribadito ieri che non è umano chiudere le porte e il cuore ai migranti e alla lunga questo si paga politicamente, come anche si paga quando si sbagliano i calcoli pensando di poterne ricevere di piu’ di quanti se ne possano integrare: parole tutte assolutamente in continuità con le posizioni espresse in altre occasioni, ad esempio nel recente messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni che sarà celebrata in gennaio”. In quel testo, sottolinea monsignor Perego, Papa Francesco tra l’altro spiegava quanto sia flebile la distinzione, comunque necessaria, tra rifugiati e migranti economici, dei quali pure ieri ha riaffermato i diritti, a partire da quello all’emigrazione che la Chiesa ha sempre difeso. Semmai nelle parole pronunciate sull’aereo in volo dalla Svezia c’é una sottolineatura importante sul fatto che l’Europa rischia di alimentare paure e chiusure perché il Papa esorta i paesi della Ue a non aver paura di integrare, essendo il Vecchio Continente precisamente frutto di integrazioni tra culture diverse”.
“Nelle parole del Papa – osserva ancora monsignor Perego rispondendo all’AGI – vi è piuttosto un forte richiamo a salvaguardare il diritto di asilo con realismo: ricordiamoci che esso viene esercitato mettendo a rischio la propria vita e dunque valutare responsabilmente i mezzi necessari ad accogliere significa valorizzare strumenti come il lavoro e la scuola, e al contempo dire ‘no’ ai ghetti”. Secondo Perego, del resto, “la distinzione tra migranti e rifugiati riproposta ieri nella conferenza stampa tenuta sul volo papale fa parte del diritto internazionale”. “Ma – tiene a sottolineare il direttore della Fondazione Migrantes – Francesco la richiama non per discriminare i migranti economici ma per ribadire la necessità di accogliere entrambi, rispettando dunque la Convenzione del ’51 sui rifugiati, troppo spesso disattesa”. “Fermo restando – insiste monsignor Perego – che nel messaggio per la Giornata delle Migrazioni, il Papa chiarisce bene che alcune volte questa distinzione flebile salta del tutto: pensiamo alle persone del Sud Sahara che si sono trovate bloccate in Libia soggetti a costrizioni e vessazioni inimmaginabili”. Sull’aereo, ricorda ancora monsignor Perego esprimendo
soddisfazione per questo come prete italiano, il Papa ieri ha anche fatto riferimento al volontariato come grande ricchezza dell’Italia dicendo che esso “è frutto di una storia popolare della Chiesa: una grande intuizione condivisa dei parroci, come lo sono anche gli oratori”. “Il volontariato – conclude Perego – è il 68 della Chiesa: la Popolorum progressio e la Gaudium et Spes hanno aperto una stagione nuova, ispirando ad esempio il volontariato internazionale di realtà come Emmaus e la rete delle Ong, poi federata dalla Focsiv”. Dunque, “con le sue parole il Papa ha richiamato un tassello fondamentale del quale sono stati protagonisti i sacerdoti: da don Giussani che fondò la Gioventù Studentesca e poi Comunione e Liberazione, a don Picchi che ha dato vita al Ceis, e anche a don Ciotti, fondatore del Gruppo Abele oggi presidente dei Libera. (AGI) Siz