Il CeIS don Mario Picchi aderisce alla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
Secondo i dati ISTAT pubblicati a giugno 2015, 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
Un dato “positivo” riguarda le violenze fisiche o sessuali che negli ultimi 5 anni sono leggermente diminuite. Questo risultato, secondo i ricercatori dell’Istat, è frutto di una maggiore informazione, del lavoro sul campo, ma soprattutto di una migliore capacità delle donne di prevenire e combattere il fenomeno anche grazie a un clima sociale di maggiore informazione e condanna della violenza.
Il quadro giuridico italiano per combattere la violenza contro le donne si è evoluto nel tempo, e prevede misure di protezione e prevenzione oltre che sanzionatorie o repressive.
Non è quindi un problema di carenza di disciplina a tutela della violenza contro le donne, ulteriormente rafforzata dal Decreto Legge 93 del 2013 sulla violenza di genere, convertito nella Legge 119 del 15 ottobre 2013.
A luglio 2015, per di più, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha adottato il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere.
È un problema di applicazione delle misure previste nell’ordinamento italiano.
“Va riconosciuta l’esperienza dell’associazionismo e del privato sociale. È molto importante il lavoro di quelle figure professionali che ogni giorno si confrontano con la violenza di genere – sottolinea Cotrina Madaghiele, presidente dell’Associazione Genere Femminile – ma per costruire una nuova cultura servono modelli, leggi, educazione, protezione. Oggi c’è una maggiore presa di coscienza femminile, ma molta violenza si agita nel sommerso, non segnalata per paura o scarsa consapevolezza. Come si evince dai racconti di chi si rivolge al nostro Centro di Ascolto, la violenza domestica è molto più diffusa di quanto si pensi. La violenza nella sfera privata rimane in gran parte invisibile e sotto denunciata”.
È quindi importante cercare di affrontare il fenomeno in un’ottica di prevenzione delle violenze.
Le molteplici trasformazioni culturali e sociali avvenute negli ultimi decenni, non sono state accompagnate da un adeguato cambiamento dei rapporti tra i generi. Da qui la necessità di occuparsi, da un punto di vista pedagogico-formativo della violenza di genere.
Ecco la necessità, prima di tutto, di promuovere nei programmi scolastici l’educazione alle relazioni non discriminatorie e il rispetto delle differenze di genere.
Con la Legge n. 107 di luglio 2015, è stata introdotta la previsione dell’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni nelle scuole di ogni ordine e grado.
Importantissimo iniziare dalle scuole dell’infanzia. I bambini riconoscono se stessi e gli altri come maschi/femmine intorno ai 2 anni. A 4 anni comprendono che l’appartenenza a un sesso è un dato stabile, che perdura nel tempo e non cambia nella persona. L’educazione alla parità e al rispetto delle differenze nelle scuole è uno strumento essenziale di contrasto alle discriminazioni di ogni tipo e alla violenza sulle donne.
Impegniamoci a favorire, prima possibile, la diffusione di una cultura che valorizzi e rispetti la differenza di genere.