Giovedì 7 luglio 2016, Roberto Mineo e Patrizia Saraceno, rispettivamente Presidente e Vicepresidente del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi, sono stati chiamati alla Camera dei Deputati per relazionare gli organi preposti sulla Proposta di Legge C. 3235 (Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati). Di seguito il testo integrale della relazione presentata.
Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati
Roma, 7 luglio 2016
Il Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi (CeIS) è una libera associazione senza scopo di lucro promossa alla fine degli anni ’60, e costituita legalmente nel 1971, dal sacerdote Mario Picchi con il fine di affrontare i problemi derivanti dall’emarginazione e dal disagio giovanile e familiare.
All’inizio gli sforzi del Centro sono stati soprattutto tesi a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi delle guerre, della fame, della povertà e del disagio giovanile. Più tardi la diffusione del consumo di droghe raggiunse livelli allarmanti e il Centro accettò la sfida e iniziò a operare in questo campo, fondando la prima Comunità Terapeutica in Italia.
Nasceva così, e a poco a poco andava sviluppandosi, un progetto per una nuova cultura della vita, articolato in diversi programmi educativi e terapeutici, la cui filosofia di riferimento è stata chiamata Progetto Uomo.
“Progetto Uomo” è l’insieme di principi e di valori che guidano il lavoro del Centro e ai quali si sono ispirati tanti gruppi e associazioni in Italia e nel mondo, in particolare per liberare i giovani da ogni forma di dipendenza.
Ci viene chiesto di esprimere un parere sulla proposta di legge in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.
Vorremmo, questo proposito, nel pieno rispetto del ruolo che vede noi operatori del settore esprimere valutazioni basate sulla conoscenza diretta dei fenomeni e vede la politica assumere decisioni in base alla composizione e valutazione di interessi a volte confliggenti, fornire un contributo piuttosto articolato, privilegiando un livello di analisi basata certamente sui dati, ma che evidenzi anche un livello di riflessione e di interpretazione della realtà.
Modalità di assunzione della cannabis e rischi connessi alla legalizzazione
E’ importante, a questo proposito, chiarire quali siano, a nostro avviso, le modalità di utilizzo della cannabis per provare anche a fare un po’ di pulizia concettuale. Da operatori sociali distinguiamo il cosiddetto “uso ricreativo” da noi raramente osservato, dall’uso sperimentale” da noi frequentemente osservato soprattutto nei giovani. Alcuni autori definiscono la cannabis come “droga gateway”, o “droga ponte”; la cannabis, assunta in giovane età (prima dei 18 anni), cioè, può giocare un ruolo importante nel fare da ponte verso la sperimentazione e quindi l’uso fino alla dipendenza da sostanze stupefacenti quali l’eroina e la cocaina.
Ancora, esiste un “uso compulsivo”, di chi ormai ha sviluppato dipendenza. Ma noi osserviamo anche una ulteriore modalità di assunzione, che possiamo definire “uso sostitutivo” che riguarda molte persone che, a seguito ad esempio di un’esperienza di tipo riabilitativo (ma non necrssariamente), non avendo scelto di vivere una vita pienamente libera da droghe, utilizzano la cannabis (così come l’alcol) come “male minore”.
Per fare in modo che la legalizzazione abbia un’efficacia nell’abbattimento dei guadagni della criminalità occorrerebbe che la disponibilità di cannabis sia garantita a TUTTI (nessuno escluso) coloro che sono potenzialmente desiderosi di farne uso, nelle diverse modalità che abbiamo descritto. Chiunque ne rimanga escluso, la cercherà altrove, cioè nei mercati illegali.
Ad esempio, nella proposta che abbiamo letto si esclude (come è ovvia che sia) l’accessibilità alla cannabis ai minori, bambini e adolescenti, cioè a quella fascia di età compresa tra i 13 e i 18 anni, durante la quale il consumo di stupefacenti è in grado di provocare danni molto gravi sul cervello e sulla mente, essendo ancora in atto “a maturazione cerebrale con i processi di mielinizzazione, sinaptogenesi e ‘pruning’. Questi saranno costretti a procurarsela altrove. La legalizzazione delle droghe renderebbe perciò meno protetti proprio i soggetti più sensibili e vulnerabili, coloro che tra l’altro sono anche i più attratti dalle sostanze, col richiamo del mercato illecito parallelo, che eserciterebbe su costoro una pressione ancora più forte, in quanto esclusi dalla fornitura legale.
L’implacabile legge del prezzo più basso, inoltre, determinerebbe che sul mercato nero si trovi cannabis ad un prezzo inferiore. Per quale motivo i consumatori “sperimentali”, “compulsivi” o “sostitutivi” dovrebbero rivolgersi al mercato legale? Per prevenire il mercato nero, occorrerebbe un ampio lavoro di contrasto da parte delle forze di Polizia che è proprio ciò che si vuole eliminare con la legalizzazione.
L’impatto della legalizzazione sulla salute pubblica
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Così recita la Costituzione italiana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce che la salute, debba essere intesa non come assenza di malattie e/o infermità fisiche/psichiche, ma come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.
Per stabilire che la proposta di legge di cui si sta discutendo non sia potenzialmente incostituzionale, dobbiamo fugare ogni dubbio circa la capacità della norma in questione di mettere a rischio la salute dei cittadini, intendendo il rischio come il pericolo di compromissione del benessere fisico, mentale e sociale.
Informazioni rilevanti ai fini della valutazione dell’impatto della legalizzazione della cannabis almeno sia da un punto di vista degli effetti sulla salute fisica e mentale degli assuntori possono essere acquisite dallo studio e l’analisi degli effetti di legislazioni più favorevoli alla legalizzazione, ad esempio, negli Stati Uniti d’America, con particolare riferimento allo Stato del Colorado.
Come è noto, all’inizio del 2014 lo Stato del Colorado legalizzò l’uso della cannabis per tutti i maggiorenni. Si trattava di una decisione controversa e per questo lo Stato del Colorado decise di promuovere un monitoraggio scrupoloso e insistente sugli effetti di tale legalizzazione attraverso misurazioni costanti del livello di consumo e dell’aumento o diminuzione di fenomeni correlati.
Il Colorado, inoltre, promosse anche un profondo riesame di tutta la letteratura scientifica in materia di cannabis (e dei suoi derivati, come la marijuana in particolare). Lo fece attraverso un Comitato formato da 13 esperti, il Retail Marijuana Public Health Advisory Committee – RMPHAC (Comitato Consultivo per la vendita al dettaglio di marijuana e per la salute pubblica).
Il Comitato fu incaricato di stabilire criteri su come realizzare il riesame della letteratura scientifica, di realizzare tale riesame, di fare raccomandazioni, a seconda dei casi, per migliorare le politiche per la protezione dei consumatori di marijuana o prodotti simili. Il Comitato, che ha lavorato tra tra maggio 2014 e gennaio 2015, ha pubblicato un rapporto finale, che rappresenta la sintesi più esauriente, ad oggi, degli studi compiuti sugli effetti della cannabis.
Sono state prese in considerazione una serie di correlazioni:
- Uso di marijuana ed effetti neurologici, cognitivi e sulla salute mentale
- Uso di marijuana ed effetti tra adolescenti e giovani
- Uso di marijuana ed effetti sull’incidentalità stradale
- Uso di marijuana durante la gravidanza e l’allattamento al seno ed effetti sul neonato
- Esposizione alla marijuana non intenzionale dei bambini
- Uso di marijuana ed effetti respiratori
Inoltre, sono stati esaminati studi sugli effetti della marijuana a seconda delle diverse modalità di assunzione e gli effetti dell’interazione tra marijuana e altre sostanze.
Il Comitato ha utilizzato un processo di revisione sistematico della letteratura. I risultati sono stati sintetizzati in “evidence statement” che riassumono la quantità e la qualità degli elementi di prova scientifici. Questi statement sono stati classificati come segue:
- “Sostanziali evidenze scientifiche”, indica solide evidenze scientifiche a sostegno dei risultati delle ricerche sulle correlazioni e nessuna credibile evidenza contraria,
- “Ragionevoli evidenze scientifiche”, indica la presenza di evidenze scientifiche a supporto dei risultati delle ricerche sulle correlazioni, sebbene tali evidenze presentino delle limitazioni,
- “Limitate evidenze scientifiche”, indica una presenza irrilevante di evidenze scientifiche a supporto dei risultati delle ricerche sulle correlazioni, inoltre tali scarse evidenze presentano delle limitazioni.
Nella seguente tabella riportiamo i risultati del lavoro del Comitato RMPHAC. Riportiamo solo i casi in cui esistono sostanziale o ragionevoli evidenze scientifiche a supporto delle correlazioni.
CORRELAZIONI | SOSTANZIALI EVIDENZE SCIENTIFICHE | RAGIONEVOLI EVIDENZE SCIENTIFICHE |
Uso di marijuana e effetti neurologici, cognitivi e sulla salute mentale |
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Uso di marijuana tra adolescenti e giovani |
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Uso di marijuana e incidentalità stradale |
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Uso di marijuana durante la gravidanza e l’allattamento al seno |
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Esposizione alla marijuana non intenzionale dei bambini |
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Uso della marijuana e effetti respiratori |
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Esistono, pertanto sostanziali o ragionevoli evidenze che l’uso di marijuana espone le persone a rischi elevatissimi sulla salute mentale e fisica. Un rischio sia di breve-medio periodo legato all’assunzione diretta della sostanza, sia di medio-lungo periodo legato allo sviluppo, ad esempio, di patologie correlate.
Espone, inoltre, a rischio anche soggetti che non l’assumono intenzionalmente e, cioè, i bambini nella fase di gravidanza e allattamento e chi, ad esempio, potrebbe essere vittima di incidentalità stradale.
Per quanto riguarda i giovani, poi, gli effetti sono davvero devastanti. Esiste una correlazione diretta tra uso di cannabis e sviluppo di patologie psichiatriche. Si facilita enormemente, inoltre, l’ingresso in dinamiche di dipendenza. Le evidenze dimostrano anche la correlazione diretta tra uso di cannabis e performance scolastiche, abilità sociali e cognitive, conseguimento di titoli scolastici.
I risultati di questo riesame della letteratura scientifica, del resto, sono del tutto coerenti con le valutazioni espresse dall’Organizzazione mondiale della sanità e, in Italia, dell’Istituto superiore di sanità. Tali Istituti si sono più volte espressi in merito alla particolare capacità della cannabis di danneggiare anche in modo duraturo le funzioni cognitive, soprattutto quando consumata da adolescenti
Il mito delle “droghe leggere” sembra irrimediabilmente oscurato. Non si tratta, pertanto, di discutere ulteriormente in merito alla presenza o assenza di indicatori di rischio correlati all’uso di cannabis, quanto, piuttosto, esaminare la questione sotto il punto di vista della sostenibilità sociale, cioè, se sia più compatibile con criteri di efficienza ed efficacia della spesa pubblica adottare politiche che investono nella prevenzione e nel contrasto all’uso della cannabis piuttosto che legalizzare tali comportamenti e poi pagare un costo elevatissimo in termini di salute e sicurezza della collettività.
Esperienze di legalizzazione in Italia come modalità di esclusione della criminalità organizzata
La criminalità e le mafie non sono affatto contrastate dal mercato legale, nel quale riescono ad infiltrarsi continuando i propri traffici e attività illegali.
In Italia, una situazione del genere si è verificata nell’ambito del gioco d’azzardo, dopo che è stato legalizzato. Grazie all’aumento dell’offerta giochi, all’espansione delle nuove tipologie di gioco più difficili da controllare (slot machine, video poker), all’incredibile aumento del numero e allargamento del target dei giocatori, non solo il gioco d’azzardo illegale non è stato contrastato, ma si è addirittura intensificato. Si calcola che il gioco illegale muova, solo in Italia, almeno 20 miliardi di euro l’anno, con tutto ciò che di negativo ne consegue: usura, truffe e riciclaggio.
Ad agosto 2012 l’Ansa ha reso note le operazioni effettuate dalla Guardia di Finanza dall’inizio dell’anno nel settore giochi e scommesse: oltre 7mila controlli che hanno portato alla luce ben 2.358 violazioni e il conseguente sequestro di 2.010 apparecchi da gioco, nonché la scoperta di 1.059 punti clandestini di raccolta delle scommesse. I fenomeni illeciti maggiormente diffusi – precisava l’agenzia di informazione – sono risultati l’alterazione e la manomissione degli apparecchi da gioco; l’abusiva raccolta di scommesse sportive mediante agenzie clandestine, anche per conto di allibratori esteri privi di autorizzazione; le lotterie fasulle; e i siti di gioco artificiosamente collocati all’estero per sfuggire ai controlli e alle imposte”.
I dati a disposizione delle organizzazioni del Terzo Settore che erogano servizi a soggetti che hanno sviluppato forme di dipendenza (Gioco d’Azzardo patologico- GAP) rivelano una preoccupante tendenza. Dal 2014 ad oggi si registra una forte crescita della richiesta d’aiuto da parte di giocatori che, se nel 2011 provenivano principalmente da una fascia d’età che superava i 60 anni e che appartenevano ad una classe medio alta, al contrario oggi si collocano tra le fasce di giovani, abbagliati dall’idea di una vincita facile; giovani, per la maggior parte, disoccupati.
I dati a disposizione del Centro italiano di Solidarietà don Mario Picchi fotografano la realtà di Roma Capitale, con particolare riferimento al mondo giovanile: il 18% dei giovani romani ha un rapporto già fortemente alterato con il gioco d’azzardo. La facilità d’accesso ai giochi on line attraverso i supporti tecnologici accelera e ne aumenta il fenomeno. Questo dato indica il pericolo di una potenziale perdita di controllo e la tendenza al gioco compulsivo che, se protratti nel tempo e sovrapposti con altre attività che i ragazzi svolgono nella propria giornata (frequenza scolastica, studio, relazioni con i coetanei, palestra, etc.), possono configurare un vero e proprio disturbo psicologico.
La XII° Commissione Affari Sociali della camera dei deputati, nell’indagine conoscitiva relativa agli aspetti sociali e sanitari della dipendenza dal gioco d’azzardo dell’aprile 2012, afferma che: “Se in termini economici, le entrate di competenza dell’Erario sono cresciute ad un ritmo sostanzialmente dimezzato a fronte della sostenuta crescita della raccolta, gli effetti e le ricadute in termini sociali sono state devastanti. Gli effetti dei provvedimenti assunti volti ad accrescere il volume delle entrate nette da giochi facendo, ne ha promosso una più capillare diffusione territoriale che ha portato ad un sostanziale aumento di denaro speso nell’azzardo e ad un coinvolgimento sempre più massivo della popolazione italiana”.
Il “trilemma” della legalizzazione della cannabis
Torniamo alla cannabis. Al di là della sostenibilità delle politiche di legalizzazione in presenza di elevatissimi costi sociali, esistono altri interessanti considerazioni di caratteri economico da enucleare in un dibattito a volte piuttosto sterile tra proibizionisti e antiproibizionisti.
Un autorevole ricercatore, Marcello Esposito, ha sintetizzato efficacemente quali sono i dilemmi che la legalizzazione della cannabis pone e a cui occorrerebbe porre una elevata attenzione prima di mettere in campo soluzioni opportunistiche.
Si tratta del cosiddetto “trilemma” della legalizzazione della cannabis.
Nella legalizzazione della cannabis ci sono sostanzialmente tre obiettivi che si potrebbero voler perseguire:
- Protezione dei consumatori
- Risparmio sui costi di repressione
- Massimizzazione degli introiti fiscali
Il problema è che questi tre obiettivi non sono ottenibili tutti insieme. Se ne possono ottenere solo due per volta, sacrificando il terzo. Per questo parliamo di un trilemma.
- Massimizzare gli introiti fiscali e proteggere i consumatori. Significa sconfiggere la competizione del mercato illegale. Questo non si può ottenere se non intensificando le azioni repressive delle forze di Polizia. Infatti, nella relazione introduttiva alla proposta di legge “Della Vedova” si fa riferimento ad un livello di tassazione per la cannabis pari a quello del tabacco, che incide per il 75% sul prezzo di vendita al pubblico. È evidente che il prezzo “legale” non sarebbe assolutamente competitivo rispetto a quello del mercato nero. Quindi, se si vogliono ottenere elevati introiti fiscali, è necessario che le forze di Polizia continuino nell’azione di contrasto alla cannabis illegale. Anche perché, se l’azione di contrasto dovesse venire meno, il prezzo della cannabis illegale si abbasserebbe per effetto dei minori rischi e della minore quantità di sostanza sequestrata.
- Massimizzare gli introiti fiscali e risparmio sui costi di repressione. Si può ottenere solo estendendo la platea dei consumatori del mercato legale oltre il perimetro di coloro che si servono presso l’attuale mercato illegale. I tossicodipendenti e i consumatori problematici troveranno infatti economicamente conveniente continuare a rifornirsi presso il mercato illegale, che ha prezzi più bassi. Lo Stato recupererebbe i mancati introiti da questa tipologia di consumatori allargando la platea dei consumatori a coloro che non si servirebbero mai presso la criminalità organizzata. Ma questo significa rinunciare all’obiettivo della protezione dei consumatori, perché si raggiungerebbero nuove persone e aumenterebbero i rischi socio-sanitari per la popolazione nel suo complesso.
- Proteggere i consumatori e risparmiare sui costi di repressione. Infine, se si vuole spazzare via il mercato illegale e risparmiare sui costi di repressione, è necessario azzerare l’incidenza fiscale sulla cannabis “legalizzata”. Ma in questo caso ne deriva che gli introiti fiscali si azzerano.
Seguendo questo ragionamento, in assenza di uno “Stato etico”, cioè di un ordinamento che riflette sull’opportunità di non promuovere comportamenti a rischio, ci troveremmo, presumibilmente (e come è avvenuto per la legalizzazione del gioco d’azzardo) nella paradossale situazione di favorire la massimizzazione degli introiti fiscali estendendo al massimo la platea di consumatori del mercato legale.
Un secondo elemento messo in evidenza da questi interessanti studi riguarda il fatto, si potrebbe dire, che “non c’è più la cannabis di una volta”. Come per molte altre sostanze, infatti, sono intervenuti importanti modificazioni dovute alla possibilità di utilizzare nuove tecnologie per la coltivazione e la commercializzazione, nonché legate alla possibilità di utilizzare principi attivi sintetizzati direttamente in laboratorio.
Tutto questo ha contribuito ad innalzare notevolmente la componente psico-attiva (e tossica) della cannabis.
Non si tratta più, pertanto di una droga leggera, se mai sia stata tale. L’obiettivo dei produttori e di chi la commercializza, infatti, è di creare forme di dipendenza in modo da incrementare l’uso e spuntare maggiori guadagni. Si potrebbe ritenere che legalizzando la cannabis lo Stato potrebbe controllare la potenza della cannabis, ma le esperienze dimostrano il contrario. Nello Stato del Colorado, infatti, la potenza media della cannabis venduta è del 17%. Anche in questo caso funziona il meccanismo del mercato nero; i rivenditori legali per concorrere con il mercato nero, devono aumentare la potenza della cannabis, altrimenti i consumatori si rivolgeranno altrove.
Conclusioni sulla proposta
La maggior parte delle argomentazioni che vengono portate a difesa della legalizzazione della cannabis e, in generale, delle droghe non tengono affatto conto dell’impatto che tali sostanze hanno sulla popolazione e, in particolare, a quella più vulnerabile, vale a dire gli adolescenti. Tali argomentazioni, inoltre, vengono espresse senza alcuna interpretazione dei dati scientifici ed economici, basandosi spesso su modalità di assunzione, qualità delle sostanze, effetti macro e micro-economici, che sono del tutto fuorvianti.
Dalla nostra posizione di osservatori privilegiati del fenomeno dell’uso e dell‘abuso di sostanze, abbiamo sviluppato la profonda convinzione che l‘uso di cannabis rappresenti un forte fattore di rischio per lo sviluppo di dipendenza da sostanze e altri problemi psico-sociali. Tra questi il drop-out scolastico, i disturbi psicopatologici o il manifestarsi di vere e proprie sindromi psichiatriche.
La giustificazione che la legalizzazione delle cosiddette “droghe leggere” debba essere funzionale al riassetto economico e finanziario del nostro Paese o di parte di esso o a sconfiggere la mafia: il mito dello “sferrare un colpo mortale ai cartelli del narcotraffico” nasconde una realtà ben diversa. Vale a dire, una profonda e generale incapacità di pianificare e gestire qualsivoglia politica di contrasto serio al fenomeno delle dipendenze e di promozione della cultura della sobrietà e della libertà nella responsabilità.
A quando una normativa organica sulle dipendenze (TUTTE LE DIPENDENZE)?
Al di là delle considerazioni sul merito della proposta di legge, ci preme sottolineare come, se si volesse mettere veramente al centro la “persona”, non si promuoverebbero normative come questa di cui stiamo parlando, ma iniziative volte alla presa in carico del grave problema sociale legato alle “DIPENDENZE” (da sostanza o meno).
La cannabis, come tutte le droghe (compreso l’alcol) è il sintomo di un malessere individuale o sociale. Per questo concentrarsi sul sintomo tralasciando la causa è un atteggiamento piuttosto miope. Parlare ancora oggi di un “uso ricreativo” della cannabis mostra una lontanzanza abissale dalla realtà; vengono in mente, con una certa tenerezza, gli spinelli degli anni ’70 le assemblee giovanili in cui si predicava l’emancipazione e la lotta di classe.
L’invito a trattare il fenomento dal punto di vista delle persone e non delle droghe non è recente. Tali considerazioni, da parte nostra, vengono fatte da più di 45 anni.
Ho cercato di leggere e capire questo vostro scritto altamente professionale e specialistico con nozioni e terminologia di carattere medico-scientifico e psichiatrico, devo dire duro da leggere per la complessita’ e vastita’ dei concetti medici illustrati, me ne sono fatto comunque una idea in base alle mie modeste conoscenze. Devo dire che secondo personali intuizioni e ricerche nel campo scolastico dovute alla frequenza di scuola media, liceo e universita’ che bisognerebbe tener conto secondo me nel valutare questa benedetta o maledetta ipotesi di legalizzazione della cannabis che un ruolo importante nell’approccio alle sostanze legali o illegali che si presentano di due fattori; uno e’ una sorta di patologia premorbosa che si chiama TOSSICOFILIA e LUDOFILIA, che sono una forma premorbosa e predittiva della conclamata patologia della TOSSICODIPENDENZA e della LUDOPATIA. Molte persono hanno in se il germe di queste parafilie latenti che sono il movente verso la forma patologica vera e propria. La legalizzazione metterebbe a rischio la salute di queste persone piu’ fragili che andrebbero per legge tutelate con l’assenza di STIMOLANTI PATOGENI come la cannabis legalizzata; l’altro fattore e’ l’ EFFETTO ENDORFINICO EUFORIZZANTE della TRASGRESSIONE. Cosa comporta questo? Che da una parte ci si trova di fronte a una grossa FALSA PEDAGOGIA della legalizzaione della cannabis, in quanto comunque il consumatore avrebbe la COSCIENZA MORALE di compiere un qualcosa di Negativo e Non perfettamente Salutare anche se normale dal punto di vista giuridico legale ma non su quello morale ed etico e quindi non risolverebbe il problema sul piano della analisi di coscienza, creando Sensi di Colpa e Depressioni, scissioni di coscienza e psicosi. Inoltre favorirebbe secondo me il ricorso a forme di rifornimento illegale delle sostante proprio per aumentarne appunto l’effetto euforizzante della trasgressione stessa.
Basilicata- Italia Meridionale
Ma secondo voi che siete dottori le dipendenze sono tutte uguali? Voi che virgolettate droghe leggere perché probabilmente per voi non c è distinzione tra cocaina, eroina, videocamere, alcol o cannabis sapete cosa sono o le avete solo studiate sui libri? Io vi dico che sono più ignorante di voi in quanto a studi, ma posso ammettere di aver conosciuto da molto vicino le dipendenze da sostanze e giochi sopra citati….le ho conosciute personalmente su di me e su persone molto vicine a me.. LA CANNABIS SICURAMENTE NON È INNOCUA COME L ACQUA , MA NON SÌ PUÒ NE SÌ DEVE ASSOCIARE A SOSTANZE QUALI EROINA, COCAINA, TABACCO , ALCOL – che insieme causano 50 mila morti l anno- NE A VIDEOPOKER soprattutto per quanto riguarda DIPENDENZA O ASSUEFAZIONE! !! bisogna informare, non DISINFORMARE! Ve lo scrivo perché è da 15 anni che uso quotidianamente hashish e cannabis nella dose di circa 1 gr./gg e per ora non ho mai avuto crisi d astinenza ne incidenti stradali ne tantomeno psicosi o depressione! Non fumo sigarette e non sono passato ad altre droghe anzi alcuni miei coetanei o amici che purtroppo han preso altre strade ora sono zombie e con gravi problemi fisici e mentali…chi è vivo… io mi sento vivo e amo la vita sono felice e molto molto allegro e positivo! LEGALIZZIAMO! !!
Inoltre non è reprimendo che si elimina la cannabis dall Italia ne dal mondo…non siamo riusciti in 60 anni di dure repressioni imposte da usa e onu al mondo intero… quindi finché sarà illegale chiunque fuma -3 milioni di persone solo in italia- dovrà rifornirsi illegalmente da chi vuole trarre il massimo profitto col minimo sforzo quindi tagliando con sostanze quali metalli pesanti o altre droghe più pericolose per aumentare il peso e la dipendenza. ..dobbiamo informare i consumatori sul rischio di comprare illegalmente! In Olanda , usa , Spagna , Uruguay, Canada la maggior parte dei consumatori preferisce spendere qualche euro in più pur di avere garanzia di qualità e migliori prodotti! E se non se lo può permettere se la coltiva da sé, ma di certo non va per strada dal clandestino che oltre a non sapere cosa vende va pure a rischiare di essere beccato dalla polizia!! Gente apriamo gli occhi non facciamoci abbindolare, ognuno dei essere libero di scegliere! Il consumatore di cannabis non è un criminale non deve rischiare la galera per 2 innoque piante naturali!!!