Roma, 22 dicembre 2015
Cari amici, fratelli e sorelle,
sono contento di essere qui nell’imminenza del Natale e celebrare l’Eucaristia insieme.
Oggi per tutti noi si compie il tempo dell’Avvento e il cuore di ciascuno si trasforma in una culla dove, come nella capanna di Betlemme, nasce Gesù Bambino, il Figlio di Dio fatto uomo. Questa è la condizione perché davvero sia Natale, come ci ammonisce Angelo Silesio, un mistico tedesco del ‘600: “Se anche Cristo nascesse mille volte in Betlemme, se non nasce nel tuo cuore non sarà mai Natale”.
Egli, in modo particolare, rinasce nei cuori di voi che state vivendo un programma di disintossicazione dalla droga, ma, vorrei piuttosto dire, di ritorno alla vita. Sì, alla vita vera!
Ed è per voi che questa sera, come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di Luca, possiamo proclamare il Magnificat, perché il Signore ha guardato alle vostre vite e vi ha teso la mano, ha “risollevato l’uomo dal dominio del peccato e della morte”, come abbiamo pregato nell’orazione di colletta.
È un Natale particolare per voi e per le vostre famiglie che vi sostengono, pregano, soffrono e sperano con ciascuno di voi. È un Natale speciale per quanti hanno terminato il programma di riabilitazione mediante un lungo cammino, non certo facile, fatto anche di cadute, in cui però, come c’insegna il Santo Padre Francesco, “quello che importa non è di non cadere, ma di non ‘rimanere caduti’” (Dialogo con gli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti in Italia e Albania, 7 giugno 2013).
Avete fatto tale percorso insieme ai vostri educatori, che saluto e ringrazio per l’impegno che vivono ogni giorno accanto a voi. Così come saluto e ringrazio il presidente del Centro italiano di solidarietà, Sig. Roberto Mineo, e il vicepresidente, Sig.ra Patrizia Saraceno, che portano avanti con abnegazione e amore il progetto del vostro fondatore, don Mario Picchi, tanto stimato dal Beato Paolo VI e da San Giovanni Paolo II.
Don Mario, che oggi ricordiamo in questa Santa Messa a cinque anni dalla morte, è stato per tanti di voi il buon samaritano della parabola di Gesù. Lo è stato ieri, salvando tante vite precipitate nella spirale della droga e lo è anche oggi, dopo la sua morte, per coloro che vivono in questa struttura dove tutto parla di lui e del bene che ha fatto e che, attraverso le vostre mani, oggi continua a compiere.
Il mio stare qui insieme a voi a vivere questo speciale Giubileo straordinario della misericordia è anche un modo per farvi giungere la carezza del Papa. E con il Santo Padre vogliamo ripetere con forza tutti insieme: “No a ogni tipo di droga” (Udienza generale, 7 maggio 2014). Per dire questo no, bisogna però “dire sì alla vita, sì all’amore, sì agli altri, sì all’educazione, sì allo sport, sì al lavoro, sì a più opportunità di lavoro” (Udienza ai partecipanti alla 31ª edizione dell’International Drug Enforcement Conference, 20 giugno 2014). E per trovare la forza di dire sì a questi valori occorre dire sì al Signore, fidarsi di Lui, riscoprire con stupore e gioia che Egli ci vuole bene e desidera la nostra felicità, che noi possiamo essere autenticamente liberi e capaci di stabilire con Lui un dialogo d’amore che ci irrobustisce e ci dà speranza.
Le vostre vite, con le cicatrici che parlano di sofferenza e di dolore, raccontano però anche la risurrezione di Cristo che si compie in voi. Sì, cari fratelli, voi oggi risorgete con Gesù a vita nuova e vi impegnate, come i discepoli di Emmaus, a camminare per sempre con il Maestro lungo le strade delle vostre vite per non ricadere negli stessi errori. Nel fare questo non siete soli, ma potete contare sull’aiuto del Signore e sulla vicinanza di tanti amici e compagni di strada.
In questo momento di gioia non possiamo però dimenticare, come ci ha ricordato Papa Francesco, che “il flagello della droga continua a imperversare in forme e dimensioni impressionanti, alimentato da un mercato turpe, che scavalca confini nazionali e continentali. In tal modo continua a crescere il pericolo per i giovani e gli adolescenti” (Ibidem).
Di fronte a tale fenomeno non possiamo non esprimere profondo dolore e grande preoccupazione. La Chiesa non può rimanere in silenzio! E il Santo Padre ci ha indicato la strada: “La droga non si vince con la droga! La droga è un male e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi. Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l’uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano a usare droga, non risolve affatto il problema. Le legalizzazioni delle cosiddette ‘droghe leggere’, anche parziali, oltre a essere quanto meno discutibili sul piano legislativo, non producono gli effetti che si erano prefisse. Le droghe sostitutive, poi, non sono una terapia sufficiente, ma un modo velato di arrendersi al fenomeno” (Ibidem).
Il Papa lo ha detto con grande chiarezza: “Le opportunità di lavoro, l’educazione, lo sport, la vita sana: questa è la strada della prevenzione della droga. Se si realizzano questi ‘sì’, non c’è posto per la droga, non c’è posto per l’abuso di alcol e per le altre dipendenze” (Ibidem).
La Chiesa, fedele all’insegnamento di Gesù, non può abbandonare quanti sono coinvolti nella spirale della droga: essa li prende per mano, attraverso l’opera di tanti operatori e volontari, perché riscoprano la propria dignità e facciano riemergere quelle risorse, quei talenti personali che la droga ha sepolto in loro, ma che non poteva cancellare, dal momento che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio.
Non ci si puó limitare tuttavia al lavoro di recupero. Bisogna lavorare sulla prevenzione. Abbiamo davanti agli occhi l’esempio di tanti giovani che, desiderosi di sottrarsi alla dipendenza dalla droga, si impegnano a ricostruire la loro vita. È uno stimolo a guardare in avanti con fiducia.
Sono quarant’anni che il Ceis è in prima linea nella lotta alle dipendenze. In tutto questo tempo ha sempre tenuto fede all’insegnamento, morale e pratico, che don Mario Picchi ha riassunto nei principi base della filosofia del “Progetto Uomo”, che pone la persona umana al centro della storia, come protagonista, affrancata da ogni schiavitù, tesa al rinnovamento interiore, alla ricerca del bene, della libertà e della giustizia.
Negli ultimi anni purtroppo il ventaglio delle dipendenze si è andato notevolmente espandendo. Come non ricordare il recente grave fenomeno della dipendenza compulsiva verso per esempio, la navigazione in internet, lo shopping, il gioco d’azzardo, il cibo e il sesso. E l’elenco potrebbe continuare ancora.
Occorre pensare ad un’azione di prevenzione, che si traduca in un intervento sulla comunità nella sua interezza, affinché l’azione educativa, culturale e formativa coinvolga il più ampio numero di ragazze e ragazzi, e non soltanto gruppi a rischio.
Appare importante, come voi fate da tanto tempo con professionalità, passione, ma soprattutto con rispetto e amore, in una politica di prevenzione del disagio giovanile, incrementare l’autostima delle nuove generazioni, al fine di contrastare e superare il senso di insicurezza e instabilità emotiva favorito sia dalle implicite pressioni sociali, che dalla stessa natura intrinseca della fase adolescenziale.
Negli ultimi anni il vostro impegno vi ha visto protagonisti anche nell’accoglienza dei profughi, nel sostegno agli anziani abbandonati, ai malati e ai padri a rischio di esclusione sociale. La Chiesa vi è accanto e vi incoraggia a contrastare quella che Papa Francesco definisce la “cultura dello scarto”. Andate avanti sulla strada indicata da don Mario Picchi, che è la strada del Vangelo: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi (Mt 25,34-36)”.
In tal modo brillerà la verità della logica del “Magnificat”, dove, con meraviglia e gratitudine, insieme a Maria, sperimentiamo che l’intervento potente del Signore trasforma e rovescia situazioni inaridite ed offre speranza agli umili e gioia ai puri di cuore.
Carissimi fratelli e sorelle, la gioia che emana la grotta di Betlemme si irradi nei vostri cuori e in quelli delle vostre famiglie.
Maria, Madre del Signore Gesù, per intercessione del Beato Paolo VI e di San Giovanni Paolo II, che tanto hanno fatto per questa opera di bene, vi protegga e vi sia accanto ogni giorno della vostra vita.
A voi, a tutti gli operatori del Centro italiano di Solidarietà don Mario Picchi e alle vostre famiglie, giungano i miei più cordiali auguri di Buon Natale e di felice Anno Nuovo.
Pietro Card. Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità