Ho seguito la storia di Stefano dal suon tragico inizio sempre molto coinvolta nel dolore e nel disappunto per questo nostro paese che sta diventando sempre più ingiusto ed escludente. L’altra sera comunque ho aggiunto alle mie conoscenze della storia tanti altri tasselli che aumentano con la lettura del libro. Grande sentimento di ammirazione per il coraggio di Ilaria Cucchi e dei suoi genitori nel percorso che stanno affrerontando, addolorati come sono,determinati nell’inseguire la verità e la giustizia.
Bello aver conosciuto la grande ed asciutta professionalità del giovane giornalista Duccio Facchini e dell’impegnato avvocato Fabio Anselmo. Rassicura non poco sapere che esistono persone come queste!!!!!
Claudia Piccinni, genitore dell’Associazione Genitori
E’ stato importante vedere ed ascoltare come la storia di un omicidio possa esser raccontata e rivissuta dai congiunti dell’assassinato con dignità e interesse per la verità. la rabbia ha lasciato il posto a quel meraviglioso e vitale sentimento che chiamiamo indignazione, che di questi tempi sembra peraltro raro. Il fatto che 150 persone abbiano in quei giorni incontrato Stefano Cucchi e non abbiano “parlato” (ma neanche fatto una telefonata anonima) è tremendo, e ci fa capire quanto molti di noi lascino andare tutto ciò che non ritengono cosa “loro”. Ed invece tutto è sempre e comunque NOSTRO, malgrado quel che crediamo. Perchè nostra è la natura umana, e la condizione che ci ritroviamo per destino, ma anche la libertà di intervenire nel destino, e modificarne gli effetti. E qualcuno avesse parlato, dopo aver visto, oggi probabilmente avremmo una vita in più, ed anche uno o più responsabili messi davanti alle proprie scelte. Ed ironicamente (ma non tanto) oggi parliamo del fatto che Ilaria Cucchi, sorella di un ragazzo assassinato, è a sua volta denunciata… Anche questo è possibile, la ricerca di una responsabilità diviene la colpa di chi la cerca. E non credo sia nemmeno tanto questione di “potere”, chiunque tra quei 150 poteva far emergere la verità senza comparire, e quindi senza venir penalizzato per il proprio intervento. Farsi gli affari propri è forse un modo per sopravvivere? ma come sopravvivo io se un altro muore? sopravvivo a lui?
Da subito la storia di Cucchi mi ha sconvolta e indignata, da subito ho provato grande pena e mi sono sentita vicina a questa famiglia che ha vissuto una tragedia dolorosa e a dir poco raccapricciante, come pure raccapriccianti sono stati i vari risvolti maturati fino ad ora.
La tragica storia di Stefano avrebbe potuto essere quella di mio figlio e di chissà quanti altri ragazzi, persi nella dipendenza da sostanze, ma anche no, come purtroppo ci raccontano le cronache (caso Aldrovandi).
No, questo non può e non deve più accadere, più che mai in uno stato di diritto.
Provo profonda stima e rispetto per questa famiglia, ammiro la dignità e la forza con cui affrontano questa situazione, la loro perseveranza nell’esigere giustizia e verità; il loro comportamento è veramente esemplare.
Mi fa immensamente piacere che il CeIS li abbia ospitati ed abbia dato loro ed all’autore del libro questa opportunità.
Sicuramente ne acquisterò una copia, e lo leggerò, per amore e rispetto della vita umana, per amore e rispetto della giustizia e della verità, quella che ancora oggi viene negata.
Ho seguito la storia di Stefano dal suon tragico inizio sempre molto coinvolta nel dolore e nel disappunto per questo nostro paese che sta diventando sempre più ingiusto ed escludente. L’altra sera comunque ho aggiunto alle mie conoscenze della storia tanti altri tasselli che aumentano con la lettura del libro. Grande sentimento di ammirazione per il coraggio di Ilaria Cucchi e dei suoi genitori nel percorso che stanno affrerontando, addolorati come sono,determinati nell’inseguire la verità e la giustizia.
Bello aver conosciuto la grande ed asciutta professionalità del giovane giornalista Duccio Facchini e dell’impegnato avvocato Fabio Anselmo. Rassicura non poco sapere che esistono persone come queste!!!!!
Claudia Piccinni, genitore dell’Associazione Genitori
E’ stato importante vedere ed ascoltare come la storia di un omicidio possa esser raccontata e rivissuta dai congiunti dell’assassinato con dignità e interesse per la verità. la rabbia ha lasciato il posto a quel meraviglioso e vitale sentimento che chiamiamo indignazione, che di questi tempi sembra peraltro raro. Il fatto che 150 persone abbiano in quei giorni incontrato Stefano Cucchi e non abbiano “parlato” (ma neanche fatto una telefonata anonima) è tremendo, e ci fa capire quanto molti di noi lascino andare tutto ciò che non ritengono cosa “loro”. Ed invece tutto è sempre e comunque NOSTRO, malgrado quel che crediamo. Perchè nostra è la natura umana, e la condizione che ci ritroviamo per destino, ma anche la libertà di intervenire nel destino, e modificarne gli effetti. E qualcuno avesse parlato, dopo aver visto, oggi probabilmente avremmo una vita in più, ed anche uno o più responsabili messi davanti alle proprie scelte. Ed ironicamente (ma non tanto) oggi parliamo del fatto che Ilaria Cucchi, sorella di un ragazzo assassinato, è a sua volta denunciata… Anche questo è possibile, la ricerca di una responsabilità diviene la colpa di chi la cerca. E non credo sia nemmeno tanto questione di “potere”, chiunque tra quei 150 poteva far emergere la verità senza comparire, e quindi senza venir penalizzato per il proprio intervento. Farsi gli affari propri è forse un modo per sopravvivere? ma come sopravvivo io se un altro muore? sopravvivo a lui?
Da subito la storia di Cucchi mi ha sconvolta e indignata, da subito ho provato grande pena e mi sono sentita vicina a questa famiglia che ha vissuto una tragedia dolorosa e a dir poco raccapricciante, come pure raccapriccianti sono stati i vari risvolti maturati fino ad ora.
La tragica storia di Stefano avrebbe potuto essere quella di mio figlio e di chissà quanti altri ragazzi, persi nella dipendenza da sostanze, ma anche no, come purtroppo ci raccontano le cronache (caso Aldrovandi).
No, questo non può e non deve più accadere, più che mai in uno stato di diritto.
Provo profonda stima e rispetto per questa famiglia, ammiro la dignità e la forza con cui affrontano questa situazione, la loro perseveranza nell’esigere giustizia e verità; il loro comportamento è veramente esemplare.
Mi fa immensamente piacere che il CeIS li abbia ospitati ed abbia dato loro ed all’autore del libro questa opportunità.
Sicuramente ne acquisterò una copia, e lo leggerò, per amore e rispetto della vita umana, per amore e rispetto della giustizia e della verità, quella che ancora oggi viene negata.