Crisi e disoccupazione sono entrati come un uragano nella vita delle famiglie italiane, hanno modificato abitudini di vita e di consumo, hanno spezzato i loro progetti e dimezzato i loro acquisti. Piccoli privilegi prima dati per scontati – come la settimana di vacanza o la possibilità di riscaldare la casa per tutto l’inverno – sono diventati obiettivi irraggiungibili. Eppure privazioni e preoccupazioni non hanno sfiorato due capisaldi storici della società italiana: la rete delle solidarietà e la granitica volontà delle imprese di cercare mercati all’estero. Lo conferma l’ultimo Rapporto Istat sulla situazione del Paese. La famiglia continua a reggere il colpo: cambiano i ruoli – le donne over 50 escono di casa, mentre i giovani senza lavoro ci restano ma amici e parenti continuano a far sì che la qualità della vita, nel complesso, resti accettabile. La voglia d’export resiste e regala all’economia una dei rari segnali positivi: alla fine del 2014, la domanda estera aumenterà del 10 per cento.
Dunque il quadro generale resta buio, ma c’è qualche sprazzo di luce. E’ buia la disoccupazione: l’indagine conferma il dramma giovanile e il primato di ” neet “. In Italia ci sono 2,2 milioni di ragazzi sotto i trenta anni che non lavorano, non fanno formazione, non studiano. E’ la quota più alta in Europa. Fra disoccupati e sfiduciati che vorrebbero un lavoro, (ma chea volte neppure lo cercano), ci sono 6 milioni di persone che dovrebbero far parte del processo produttivo e invece ne restano esclusi. Eppure se le giovani donne, in particolare al Sud, continuano a restare a casa, le loro madri si rimboccano le maniche: nell’ultimo anno è aumentata del 6,8 per cento l’occupazione delle “over 50”. In genere,a crescereè tutta l’occupazione femminile (dell’1,2 per cento), pur se gli stipendi restano più bassi e i ruoli marginali.
Ma la riscossa delle donne è poca cosa rispetto alla «deprivazione» che avanza. Nell’ultimo trimestre 2012, 15 milioni di italiani (il 24,8 per cento della popolazione, erano il 10 nel 2010) ha dovuto fare i conti con rinunce basilari come la mancata disponibilità di 800 euro per affrontare spese extra, la possibilità di poter mangiare in modo adeguato, riscaldare casa d’inverno e andare una settimana in vacanza. Sempre lo scorso anno, il 62,3 per cento delle famiglie ha ridotto la quantità o la qualità della spesa alimentare (9 punti in più rispetto al 2011).
In tale flagello, però, non tutto è perso: nonostante la recessione, i cittadini continuano a dare alla qualità della loro vita un voto medio piuttosto alto: 6,8. Un risultato cui si arriva grazie alla potenza della rete familiare. In generale infatti, per via del peggioramento delle condizioni economiche, fra il 2011 e il 2012 la quota di italiani che si dichiarano soddisfatti della loro vita è diminuita del 5,7 per cento. Ma se al di là dei soldi si guarda alle relazioni familiari e amicali, il quadro migliora (dal 34,7 per cento del 2011 al 36,8 del 2012 per le famiglie, e dal 24,4 al 26,6 per gli amici). I rapporti fra le persone tengono. Come tiene, nella marea di dati che segnalano un’economia in difficoltà, la grinta delle imprese che puntano all’estero: fra quest’anno e il prossimo le esportazioni aumenteranno del 10 per cento.
fonte: La Repubblica