Cari Amici
Con gioia ho accettato l’invito a celebrare l’Eucaristia con voi, e invocare così la benedizione di Dio sulla vita di ciascuno e di questa comunità del CEIS sogno per cui si è speso con tanta fede e passione don Mario Picchi al quale tutti siamo con affetto riconoscenti. Il Signore vi faccia sentire la sua vicinanza d’amore, la sua forza, la sua luce per percorrere la via del bene e della vera gioia. Abbiamo tutti bisogno dell’amicizia di Gesù per essere noi stessi. Perché abbiamo questo bisogno?
1. Il vangelo che abbiamo ascoltato dice: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io sono”. Che cosa significa questa strana affermazione? Quando Mosé chiede a Dio il suo nome, Dio risponde che si chiama “Io sono”. Intende dire, cioè, che il suo nome sta nell’essere accanto alle sue creature, all’umanità, al mondo. Il suo vero volto é nello stare con noi, nel volerci bene, nel darci fiducia, nel farci suoi figli. Tutto questo si manifesta in modo particolare sulla croce, dove Gesù dona la sua vita per tutti fino a questo punto ci ama! Ci ama nonostante noi, oltre ogni nostro merito, al di là delle nostre miserie.
A volte, accade che perdiamo la fiducia in noi stessi, capita che ci deludiamo da soli, tanto da non perdonarci i nostri errori e colpe. Ma non si può vivere così, senza sentire che nessuno ha fiducia degli altri. Questa situazione è come una tomba dove ci sentiamo rinchiusi, senza luce né calore né vita. Non sentire la fiducia di qualcuno significa, infatti, essere svuotati, morire interiormente: perdiamo le forze, la voglia di rialzarci, di lottare, di costruire. Viviamo come in un vicolo chiuso, in una notte senza aurora.
2. La fiducia degli uomini può a volte mancare, ed è per tutti una grande sofferenza; anche l’amore può venir meno, e la sua mancanza mortifica l’anima, rende difficile la vita, ma – non dimentichiamolo – Dio non verrà mai meno! Gesù ci ripete che, quando sarà innalzato sulla croce, attirerà tutti a sé: allora ogni uomo scoprirà che Dio ha fiducia in lui, e questo è il punto di forza per il riscatto, la rinascita, la possibilità di un giorno nuovo. Ecco perché, se guardiamo la croce di Cristo non in modo distratto e superficiale, ci sentiamo attratti, avvertiamo la sua mano pacificante, siamo toccati dal fascino di essere amati, nasce in noi la speranza.
I nostri genitori hanno voluto dei figli, ma non ci hanno scelto, non potevano! Dio, invece, ci ha scelti uno per uno: ci conosce dall’eternità, ci ha chiamati per nome, ci ha disegnati sul palmo della sua mano, scrive la Bibbia. Ricordare la nostra origine, il cuore eterno di Dio – che è anche il nostro Destino -, ci permette di non scoraggiarci mai, di rinnovare l’entusiasmo nel guardare avanti, di continuare la fatica quotidiana, di rialzarci da ogni caduta, ci dona la forza di spenderci per gli altri senza pensare solo a noi stessi, di sapere che la vita di ciascuno è un capolavoro da edificare con pazienza e impegno; che ognuno è un tesoro prezioso e che ha qualcosa di bello da donare, qualcosa che nessun altro può fare.
Cari Amici, guardiamo a Gesù crocifisso, e vedremo la vita, il senso della nostra esistenza, la bellezza dell’amore vero, scopriremo l’umanità nuova che il mondo spera di incontrare e che è già in ciascuno di noi.
Angelo Card. Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Presidente Conferenza Episcopale Italiana