Hanno lasciato il figlio – un bimbo di 2 mesi – all’ interno della loro auto per poi andare a giocare alle slot-machine. L’ episodio è accaduto sabato mattina in via di Settebagni. I due genitori sono arrivati intorno alle 6 del mattino fermandosi all’ interno del parcheggio antistante un noto locale. Il primo ad entrare in sala-slot è stato il padre seguito dopo pochi minuti dalla madre, la quale, dopo aver allattato il neonato, lo ha riposto dentro la culla sul sedile posteriore lasciandolo da solo chiuso nell’ auto. Scena quest’ ultima notata da una Guardia Giurata in servizio presso il locale che ha chiesto spiegazioni alla donna che gli ha riferito che stava andando a chiamare il marito. Una volta all’ interno della sala però la stessa Guardia Giurata ha notato che i due genitori – entrambi intenti a giocare alle “macchinette” – non si preoccupavano minimante di loro figlio chiuso in auto nel parcheggio. Trascorsi 10 minuti, e d’ accordo con il direttore di sala, ha così deciso di allertare il “113”. Sul posto la Sala Operativa della Questura ha immediatamente inviato sul posto due pattuglie segnalando agli agenti la “delicatezza” della situazione. Quando i poliziotti del Reparto Volanti e del Commissariato Fidene-Serpentara sono arrivati, constatando l’ effettiva presenza del neonato chiuso all’ interno dell’ auto, hanno immediatamente “imposto” ai genitori l’ apertura dell’ autovettura per verificare lo stato di salute del bimbo, fortunatamente in buone condizioni. Identificati per M.A., 26enne già noto alle Forze di Polizia, e L.I. 30enne – entrambi romani – sono stati denunciati per il reato di abbandono di minore.
fonte: omniroma
Chissà se M.A. e L.I. hanno riflettuto sull’accaduto, a me risulta peraltro che i minuti di “abbandono” non siano stati 10 ma molti di più, ma sappiamo anche quanto pressappochismo c’è in un certo modo di dare le notizie.
Chissà se questi genitori sono disposti ad accettare che chiunque ha il diritto di mettere in dubbio il loro operato nei confronti del bimbo. Perchè la priorità è proprio lui, non i loro bisogni nè tantomeno i loro vizi. E non potrà nè dovrà mai esser un problema suo l’esser venuto al mondo.
E chissà se i servizi preposti a vigilare su questi comportamenti se ne occuperanno per bene, lo spero tanto.
E quante altre volte bambini di quella ed altre età sono messi a rischio, e nessuno se ne accorge.
Ed allora un grazie va anche alla guardia giurata, che non è stata ad aspettare, che non ha fatto finta di nulla, che non ha nè giustificato nè coperto la mancanza dei genitori. E magari qualcuno avrà pre detto “che infame…”, pensando allo spauracchio ignorante di chi pensa ai servizi sociali come a persone ed istituzioni che “tolgono i figli alle madri”.
Tante volte preferiamo restare comodi, dire “qualcuno ci penserà”, oppure “non sono affari miei”, “spetta ad altri occuparsi di questo”.
Poi qualcuno ci rimette le penne, che sia la donna perseguitato dallo psicopatico di turno che dice di amarla, o il ragazzo che muore in strada senza che nessuno lo veda.
Persone seguite da anni dai centri di salute mentale ma che hanno porto d’armi e tre tra fucili e pistole in casa, ed un giorno decidono di usarle, queste armi.
E chi paga? paga chi passa da là, non paga un sistema che consente il possesso di armi senza visite periodiche, lo stesso sistema che non riesce ad attivare una rete che metta in comunicazione l’istituzione che rivela la patologia con quella che permette il possesso dell’arma.
E quando un uomo spara alla propria donna, o al figlio, e poi si suicida, davvero pensiamo che non abbiano mai dato segni? da quella casa non siano mai venute urla? ed i parenti? dove sono? e gli amici?
E come si risolverà la vicenda giudiziaria? mi piace pensare che qualora non si riscontrino altre mancanze un giudice li costringa a fare un percorso nel quale andare a guardare se non un problema di dipendenza (non è dato a me sapere se stessero spesso in sala giochi oppure no) un problema di responsabilità, aiutarli ad esser genitori consapevoli che spetta a loro tutelare il figlio, ancora per molti anni. Ed a scoprire che questa tutela, che si chiama non solo protezione ma anche educazione e cultura e rispetto, li migliora, invece di affaticarli come forse credono.
Credo che la nostra vita abbia senso se diventa un po’ la vita di chi viene dopo di noi. Anche per chi non ha figli, ma anche se non ha figli incontra cuccioli ogni giorno. Un proverbio africano mi sembra reciti: “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino”. Meraviglioso… certi popoli non hanno bisogno di rivendicare una proprietà su un altro umano, nè l’esclusività della sua formazione.
In questo senso la guardia giurata della periferia romana ha aiutato quel piccolo che nemmeno conosceva, dimostrando ancpora una volta che sotto una divisa, dietro un’arma ed un distintivo, c’è ancora un essere umano. Mi piace pensare che quella telefonata al 113 domani la farà un vecchietto che passa, o una donna che fa la spesa. E poi piano piano non serva nemmeno più, perchè nessuno si sognerà più di lasciar un bimbo in macchina per andare a mettere tre euro in una slot.
Appurato che il bimbo sta bene ora aiutiamo quei due poveracci. Che se è andata come dicono hanno tanta strada da fare, come singoli, come coppia, come genitori.