Siamo messi male. Malissimo. Quarti in termini di perdite complessive – la soglia è quella, mostruosa, dei 24 miliardi di dollari annui – che di perdite pro capite, intorno ai 430 dollari l’anno. La parte del leone dei soldi buttati al vento col gambling la fanno i videopoker e tutte le altre diaboliche macchinette a cui molti decidono di affidare la vita e lo stipendio. Poi le lotterie, gratta e vinci inclusi, e le scommesse, anche online.
Sono i dati pubblicati dall’Economist e raccolti dalla società di consulenza britannica H2 Gambling Capital. Raccontano non il giro d’affari (pure clamoroso, 488 miliardi di dollari) né i ricavi per chi gestisce il macrocosmo di giochi e scommesse o per i governi. E neanche quanto ci spendono i giocatori e i Paesi ma le loro perdite. Che poi, ribaltando il punto di vista, sono le vincite dell’industria di settore al netto delle vincite corrisposte e delle tasse.
Al vertice della classifica per Paese ci sono gli Stati Uniti con 142,6 miliardi di dollari persi dai suoi giocatori nel 2014.
I giocatori italiani sono quarti al mondo per perdite fra videopoker, lotterie e scommesse che bruciano 24 miliardi di dollari l’anno. Ma al vertice dei Paesi più “sfortunati” ci sono gli Stati Uniti
Segue, nonostante gli scandali di Macao e il calo degli introiti dello Stato-casinò, la Cina con 95,4 miliardi. Al terzo posto, molto distanziato, il Giappone con 29,8 miliardi bruciati ogni anno fra poker, concorsi, scommesse, lotterie. L’Italia arriva, come detto, alla quarta piazza con 23,9 miliardi di dollari bruciati ogni anno. Anche se in termini di perdite pro capite sta un po’ più in basso. Sempre e comunque dentro la top ten.
Fra i Paesi più sfortunati (ma è evidentemente più sfortunato chi gioca di più) seguono la Gran Bretagna con 23,6 miliardi di dollari, l’Australia con 20,3, e poi un treno molto ravvicinato fatto di Germania, Canada, Francia e Spagna. Ovviamente, in termini diripartizione fra i residenti, schizzano in testa Australia – dove ciascun residente perde in media 1.130 dollari l’anno e dove si registra la più alta concentrazione di videopoker – Singapore(poco meno) e Stati Uniti (dove il grosso si perde nei casinò) e laNuova Zelanda con quasi 600 dollari l’anno.
fonte: wired