Papa Francesco ha invitato 2 ragazzi del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi al pre Sinodo dei giovani. Alla riunione, che si terrà in Vaticano dal 19 al 24 marzo prossimi, per volere di Bergoglio parteciperanno 2 giovani italiani, un ragazzo e una ragazza, ospiti del CeIS che porteranno l’esperienza di tanti loro coetanei che hanno deciso di cambiare vita abbandonando le dipendenze e iniziando un serio cammino di rinascita. “È un ulteriore segno di affetto e di stima che Papa Francesco ci riserva e di questo gli siamo profondamente grati. Lo abbiamo toccato con mano quando, durante il Giubileo straordinario della misericordia, ha voluto trascorrere un intero pomeriggio con i nostri ragazzi, nella Comunità San Carlo alle porte di Castel Gandolfo”, è il commento di Roberto Mineo, presidente del Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi.
“Negli ultimi anni purtroppo – prosegue Mineo – il ventaglio delle dipendenze si è andato notevolmente espandendo. Come non ricordare il recente grave fenomeno della dipendenza compulsiva verso, per esempio, la navigazione in internet, lo shopping, il gioco d’azzardo, il cibo e il sesso. E l’elenco potrebbe continuare ancora. In tutte queste forme di dipendenza il ‘Progetto Uomo’, la filosofia coniata da don Mario Picchi, si è rivelato e si rivela molto efficace. Ispirandoci al ‘Progetto Uomo’ ci riconfermiamo di credere in ciascuna persona, indipendentemente dalle sue qualità, cultura, livello sociale, economico e politico. Non è soltanto una terapia e non è soltanto un metodo: è dare valore alla propria identità rispettando nello stesso tempo quella degli altri, promuovendo il dialogo e la condivisione. È la proposta di una pedagogia del rispetto della ‘differenza’ come opposto all’indifferenza, che invita ad assumere la diversità dell’altro come valore, fonte e arricchimento reciproco, come spinta alla collaborazione autentica. Le terapie e i metodi pedagogici che abbiamo adottato, le diverse strutture che siamo riusciti a realizzare, le scuole di formazione, sono soltanto strumenti. Cambiano, infatti, – conclude il presidente del CeIS – le terapie e le strutture, ma non cambia l’obiettivo: la rinascita dell’uomo fragile”.