Di Maria Elena Ribezzo
Città del Vaticano, 24 nov. (LaPresse) – Per stanare le reti del narcotraffico, bisogna seguire la scia di morti lasciati per strada dalla mafia, che “uccide e uccide anche chi vuole distruggere questa forma di schiavitù”. Ne è convinto Papa Francesco, da sempre attento al problema di questa piaga mondiale, intervenendo al workshop internazionale sulle droghe organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Per stroncare la produzione delle droghe, va stroncata la distribuzione e il consumo. Eppure, denuncia Bergoglio, i programmi di prevenzione dalla tossicodipendenza vengono “rallentati dall’incapacità dei Governi. I programmi di prevenzione non funzionano e una volta che la piaga della droga si radica nelle società è molto difficile da estirpare. Penso al mio Paese: 30 anni fa era un Paese di transito della droga, poi è diventato di consumo, infine di produzione”.
La lotta alla droga non è semplice, perché “Appena qualcuno ci mette la faccia arriva una letterina con delle insinuazioni”, con delle minacce. Bergoglio ha raccontato la storia del figlio di un giudice che argentino impegnato nella lotta al narcotraffico, che già molti anni fa fu minacciato dai trafficanti. Eppure chi lotta contro i traffici “difende famiglie, giovani e bambini. Difende il futuro, come si dice in campagna ‘difende i cuccioli'”.
“Ogni tossicodipendente ha una storia personale diversa, che deve essere ascoltata, compresa, amata e per quanto possibile sanata e purificata”. Ha ribadito il Papa, che già il 26 febbraio scorso, per uno dei venerdì della misericordia dell’anno Santo, ha fatto una visita a sorpresa ai ragazzi tossicodipendenti in cura nel Centro Italiano di Solidarietà don Mario Picchi, alle porte di Castel Gandolfo e durante il viaggio in Messico, sempre a febbraio, aveva lanciato un monito durissimo contro il narcotraffico. “Non possiamo cadere nell’ingiustizia – ha detto – di classificarle come oggetti e attrezzi rotti, perchè ogni persona deve essere valorizzata e apprezzata nella sua dignità per poter essere recuperata”.
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