Solo nel corso del 2014 ne sono state segnalate ben 101, che hanno così portato il totale delle sostanze monitorate a 450, quasi il doppio di quelle che attualmente rientrano nelle convenzioni internazionali. Cresce il consumo. Le nuove sostanze psicoattive presenti sul mercato vengono raggruppate in due categorie principali: le “legal highs” (“botte legali”) e le “designer drugs” (“droghe disegnate”)
Maurizio Calipari
Mentre in Italia qualcuno si attarda a discutere sull’opportunità o meno di legalizzare le “droghe leggere” come la marijuana, il mercato – ormai globalizzato dal web – delle nuove sostanze stupefacenti di origine sintetica avanza a grandi passi, bruciando le tappe e spostando l’asse su cui centrare ogni azione di contrasto del fenomeno. Insomma, occorre prendere atto che il fronte si è spostato. Tanto che persino parlare solo di “droghe sintetiche” rischia di essere una semplificazione.
Si pensi che, tra il 2009 e il 2014, in Europa (dati dell’European monitoring centre for drugs and drug addiction) si è registrato un aumento senza precedenti del numero, del tipo e della disponibilità commerciale di nuove sostanze psicoattive. Solo nel corso del 2014 ne sono state segnalate ben 101, che hanno così portato il totale delle sostanze monitorate a 450, quasi il doppio di quelle che attualmente rientrano nelle convenzioni internazionali. Per inciso, la maggior parte di queste nuove sostanze sono sintetizzate in laboratori di Paesi asiatici (per lo più Cina), a ragione dei pochi vincoli giuridici là vigenti. Un ritmo produttivo così rapido, dunque, che gli Stati faticano ad aggiornare le tabelle delle sostanze proibite.
Ed è proprio questo uno dei punti di forza del mercato mondiale della droga: la continua innovazione. Ricerca e sviluppo, nel settore, sono fondamentali per eludere le maglie della legge, attraverso la costante offerta di nuove sostanze non ancora sottoposte a controllo internazionale. Si tratta delle cosiddette “new psychoactive substances” (Nps), che non rientrano né nella Convenzione sugli stupefacenti del 1961, né nella Convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971. Ed infatti è proprio il loro consumo ad essere cresciuto rapidamente nel corso dell’ultimo decennio, mentre, nello stesso periodo, quello delle droghe di tipo “tradizionale” è rimasto sostanzialmente stabile (in base ai dati Onu). La ragione è ovvia: produrre e commercializzare stupefacenti innovativi permette di realizzare guadagni elevati, senza rischiare le pesanti conseguenze legate ai traffici di stupefacenti già inseriti nelle tabelle ministeriali e previsti dal codice penale. In che modo? Semplicemente inserendo nel meccanismo produzione/distribuzione un alto tasso di mobilità. In pratica, quando all’interno di un singolo Paese una determinata sostanza diventa illegale, i centri di produzione e commercio vengono spostati altrove, dove la legislazione non è ancora intervenuta. Di conseguenza, il business, per lo più condotto attraverso internet, prosegue sostanzialmente indisturbato.
Uno stratagemma alternativo adottato dai produttori di Nps consiste nel modificare leggermente la composizione chimica di un prodotto già noto, tanto quanto basta a riportarlo al di fuori della copertura della norma giuridica, in una sorta di “area grigia” tra ciò che è considerato illegale e ciò che (ancora) non lo è.
Attualmente, le nuove sostanze psicoattive presenti sul mercato vengono raggruppate in due categorie principali: le “legal highs” (“botte legali”) e le “designer drugs” (“droghe disegnate”). A queste due grandi famiglie, poi, vanno aggiunti alcuni integratori alimentari (venduti apertamente online e nei negozi dedicati al fitness, fatti passare per semplice cibo o per supplementi dietetici) e i farmaci importati illegalmente dai trafficanti di droga, oppure “dirottati” dal loro uso terapeutico per essere venduti sul mercato nero degli stupefacenti. Le “legal highs”, di solito confezionate in modo accattivante, sono pensate per un uso “ricreativo” e, perciò, vengono vendute online e negli smart shop. Esse rientrano tra quelle sostanze non ancora regolamentate, che solitamente imitano gli effetti di droghe già conosciute. Sono droghe prevalentemente rivolte agli “psiconauti”, quelle persone cioè che intendono sperimentarne gli effetti sulla percezione e sulle capacità cognitive.
Le “designer drugs”, invece, vengono prodotte in laboratori occulti, gestiti prevalentemente dalla criminalità organizzata, che le immette clandestinamente sul mercato e nel circuito dello spaccio. Di questo gruppo fanno parte quelle sostanze sintetizzate in modo apposito per eludere i controlli legali in vigore, mediante piccole modifiche alla struttura molecolare degli stupefacenti già noti. Ecco il nuovo quadro con cui deve confrontarsi oggi la lotta internazionale alla droga. Ma perché si possa ottenere qualche successo significativo, è necessario che gli Stati adeguino i loro strumenti di contrasto alle nuove sfide. Sempre che ne abbiano la reale volontà politica.
fonte : SIR – Giovedì 06 Agosto 2015